Un secolo e mezzo di Storia di nuovo online
Due mesi di aggiornamento dell’interfaccia e torna fruibile l’Archivio storico della Stampa. In progetto un rinnovamento più sostanziale. Ma c’è un problema col cosiddetto “diritto all’oblio”
Cinque milioni di articoli che nel corso di 150 anni hanno raccontato la storia di Torino, del Piemonte e dell’Italia sono finalmente di nuovo consultabili da chiunque. L’Archivio storico della Stampa è tornato online il 15 febbraio, dopo due mesi di blocco per l’aggiornamento di un software di interfaccia ormai obsoleto.
Il sito appare ora regolarmente funzionante e mantiene tutte le caratteristiche d’uso della versione originale. Nei programmi della Regione Piemonte, tuttavia, si tratta di una soluzione provvisoria, in vista di una sistemazione ulteriore, sia tecnologica, sia gestionale.
Il 27 novembre 2020 avevamo denunciato il rischio che alla fine di dicembre il sito diventasse inutilizzabile perché non era stato ancora eliminato il software Flash che lo rendeva visibile e la cui fine era stata annunciata già da tre anni. L’Archivio storico della Stampa — che non è proprietà del quotidiano — era infatti finito in una sorta di limbo proprietario e gestionale.
All’articolo è seguita un’ampia mobilitazione di persone e istituzioni interessate alla sopravvivenza dell’Archivio, con un appello firmato da oltre tremila tra ricercatori, accademici, storici e archivisti italiani. Il 15 dicembre il sito è stato quindi reso inaccessibile per procedere all’aggiornamento, con la promessa — mantenuta — di riportalo online due mesi dopo.
“Abbiamo messo al sicuro un patrimonio di inestimabile valore”, ha annunciato il 13 febbraio l’assessore regionale alla Cultura Vittoria Poggio, con un comunicato stampa (niente link, è arrivato via email, ma non risulta pubblicato sul sito della Regione; lo riproduciamo qui sotto).
L’assessore Poggio ha anche precisato che, tra l’altro, sarebbe stato introdotto “un criterio di indicizzazione degli articoli più aderente alle norme sulla privacy che tutelano in particolare quella riguardante il diritto all’oblio a tutela di chi non vuole più vedere riportato il proprio nome nelle cronache del passato”.
L’inquietante riferimento a un presunto diritto a non “più vedere riportato il proprio nome nelle cronache del passato”, nasce da alcune cause intentate da cittadini contro la Regione, che dell’Archivio ha in questo momento sia la proprietà, sia la gestione. Costoro, facendo una ricerca con il proprio nome, trovavano vecchi articoli che consideravano ormai superati. Si tratta di casi che le nostre fonti contano su meno dita di una mano, ma la Regione è stata costretta a “de-indicizare” quegli articoli, cioè: gli articoli restano, ma non possono essere raggiunti facendo una ricerca con quei nomi.
Di “diritto all’oblio” digitale si è cominciato a parlare concretamente dal 2014 quando la Corte di giustizia europea con la sentenza “Google-Spain” stabilì che i motori di ricerca in determinati casi devono de-indicizzare alcuni materiali rispetto a un nome, ma riconobbe il diritto del giornale che aveva pubblicato l’articolo a mantenerlo online e ricercabile col motore di ricerca interno.
L’Archivio storico della Stampa, non è indicizzato da Google e da altri motori di ricerca che non sia quello interno, dunque ad esso non dovrebbe applicarsi la sentenza Google-Spain. La magistratura italiana, tuttavia, ha negli ultimi anni generato una inquietante e paradossale giurisprudenza in materia, compresa l’affermazione che le notizie hanno una scadenza, un po’ come gli yogurt.
Chi scrive ha a suo tempo affermato, in linea di principio, che la libertà di stampa nell’ambiente digitale includa la libertà di “pubblicare per il futuro” e conseguentemente di “leggere nel passato”, ma qui il paradosso va ben oltre il diritto di cronaca e investe anche la possibilità della ricerca storica.
Una fonte autorevole della Regione che si occupa del dossier ci ha spiegato che saranno organizzate riunioni anche con gli attori che nel 2010 parteciparono alla creazione dell’archivio (l’editore della Stampa e alcune fondazioni bancarie) per dare un futuro più stabile al sito, anche dal punto di vista gestionale. Alla Regione, infatti, era inizialmente intestata solo la “nuda proprietà” del sito, mentre la sua gestione era affidata alla Fondazione del libro — che nel frattempo è fallita. Naturalmente — si spiega — un nuovo affidamento avrà impatto anche sulle nuove scelte tecnologiche che si faranno, cioè chi dovrà gestire l’archivio stabilirà come farlo e con che strumenti.
Una delle idee è di “tracciare gli utenti”, cioè concedere l’accesso alla ricerca solo ad utenti identificati. L’uso di un nome utente con password dovrebbe nelle intenzioni bastare a definire il sito come ad “accesso controllato”, il che— sembra di capire — dovrebbe mettere al riparo il sito dalle responsabilità di un “accesso generico”, per quanto riguarda il supposto diritto dei cittadini a non far ritrovare gli articoli ormai “superati”.
Se tutte queste questioni saranno risolte e, specialmente, se saranno risolte senza troppo danneggiare il diritto dei cittadini ad essere informati e degli studiosi a fare ricerca, si penserà poi a come collegare anche l’Archivio della Stampa alla rete delle basi di dati culturali che la Regione Piemonte ha attivato da tempo e che dovrebbero raccogliere e catalogare archivi e giacimenti culturali con un solo strumento, aperto alla consultazione del pubblico.